Dai vita a pensieri positivi

Così come un terreno troppo argilloso ostacola la crescita dei fiori, anche la nostra mente, se troppo caotica o alimentata con sostanze nutritive giuste, non fa fiorire pensieri positivi. Rifletti per qualche minuto su queste domande:

  • Quanto tempo della tua giornata trascorri a pensare a come gli altri ti hanno ferito o ti hanno ostacolato?
  • Ti accusi spesso per una relazione fallita o pensi al dolore che hai inflitto agli altri (intenzionalmente o meno)?
  • Quanto sei intrappolato in questo bagaglio emotivo?
  • Quanta della tua energia viene indebolita e prosciugata?

Ci vuole coraggio per riflettere onestamente su queste domande. Rispondere significa essere disposti a prendere in considerazione una nuova direzione e questo fa parte del preparare la mente a ricevere nuovi semi di pensiero. Significa ammettere che le cose non sono sempre o bianche o nere. Vuol dire essere aperti e andare oltre lo status quo per esaminare in profondità azioni, pensieri, intenzioni.

Nel farlo compi un primo passo importante: riconoscere l’impatto delle vecchie ferite emotive sulla tua vita e il desiderio di cambiare le cose. Successivamente, per mettere la tua mente nelle condizioni di crescere, poniti queste domande:

  • Come sarebbe se potessi scaricare queste emozioni psichiche?
  • Se potessi chiudere i vecchi “debiti emotivi”, quanto sarebbe diversa la tua vita?
  • Quanto sei pronto/a a generare nuovi pensieri e lasciar andare i vecchi?

Non sempre siamo pronti. Ma perché una persona dovrebbe decidere di tenersi una ferita emotiva anziché cercare di guarirla? Perché per alcuni la sofferenza ha una sua logica di vita. La storia del dolore emotivo può diventare parte della propria identità. Per esempio, una volta una persona in consulenza da me ha affermato: “chi sarei senza la mia ansia e senza considerarmi una vittima?” Ma potrebbero esserci altre ragioni per cui rimaniamo attaccati alle nostre ferite emotive. Nessuno, me compresa, è immune alla rabbia, alla giusta indignazione, che possono avere radice in un’ingiustizia, per esempio; queste emozioni in sé non sono “sbagliate”, né dovremmo rimanere insensibili alle ingiustizie, ma il nostro attaccamento a queste emozioni potrebbe trasformare la nostra mente in un terreno pieno di erbacce emotive che non permette la fioritura di pensieri sani. Il modo più saggio di vedere il quadro d’insieme è valutare se la nostra rabbia, o la nostra indignazione servono a qualcosa o in qualche modo sono egoistiche ed egocentriche.

Imparare a lasciar andare ciò che non serve, né a noi, né agli altri, è un modo per lasciar andare il fardello che portiamo. Questo, tra l’altro, è anche uno degli scopi del perdono.

Non è necessario avere tutte le risposte. Questo è uno degli insegnamenti principali della filosofia. Porsi domande difficili e guardarsi dentro significa aver già cominciato il lavoro. Inizia ora 🙂

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Ciao, sono Iris Gargano

Pedagogista professionista e attualmente specializzanda in Counseling Filosofico.

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