L’ironia è stata tradizionalmente considerata una figura retorica, con la quale si esprime un enunciato per far intendere l’opposto del suo significato . È la classica battuta nei confronti di un soggetto che ha fatto una brutta figura a un esame: Che genio sei stato!
Il termine ironia deriva dal greco e significa “finzione”. Sul piano comunicativo l’ironia può essere considerata una strategia del “fare come se” e non è un fenomeno unico, ma copre una “famiglia” di processi discomunicativi:
- ironia sarcastica, che consiste nel disprezzare l’interlocutore attraverso parole di elogio. Con l’ironia sarcastica non si vuole mitigare la durezza della critica, ma condannare l’altro senza scomporsi, umiliandolo con freddezza e, appunto, sarcasmo.
- ironia bonaria, che consiste, al contrario della prima, nell’elogiare l’interlocutore facendo ricorso a frasi di critica, stemperando l’euforia dell’elogio diretto che può essere fonte di imbarazzo.
- ironia socratica, intesa come modo di comunicare elegante, ingegnoso, garbato e conveniente per mettere in discussione dogmi senza esporsi o compromettersi.
- ironia scherzosa, o giocosa, che si avvicina alla battuta di spirito e che serve a sdrammatizzare una situazione tesa o conflittuale.
Per dirla con Wittgenstein, fra tutte queste forme esiste una certa “aria di famiglia”, poiché si fondano su aspetti impliciti comuni. Possiamo definire l’ironia l’arte di essere chiaro senza essere evidente. La chiarezza di un’espressione ironica non implica una trasparenza comunicativa ed è per questa ragione che costituisce una forma di discomunicazione.
La comunicazione ironica è una comunicazione “obliqua”, poiché da un lato mostra ciò che nasconde; dall’altro, nasconde ciò che dice. Sul piano psicologico adempie a diverse funzioni:
- Comunicazione ironica come confine di riservatezza, per proteggere lo spazio personale. Si può utilizzare l’ironia anche come mezzo per conservare dignità ed è spesso considerata come una dote del “saggio” per osservare con superiore obiettività le situazioni, per mettere in discussione dogmi, ridimensionare i problemi, senza sbilanciarsi.
- Comunicazione ironica per ri-negoziare i significati. Grazie alla comunicazione ironica il livello esplicito e il livello implicito possono essere impiegati a proprio vantaggio, spostando il confine semantico fra diverse interpretazioni.
- Comunicazione ironica per aggirare la censura in modo culturalmente corretto. Il commento ironico permette di evitare la censura degli altri, pur affrontando temi che altrimenti andrebbero taciuti. L’ironista è in grado di gestire al meglio le relazioni interpersonali, attenendosi alle norme della desiderabilità sociale, coprendosi e scoprendosi nel rispetto dei canoni della propria cultura. Lo humor inglese, per esempio, risponde a questi standard culturali che implicano la capacità di “essere sempre al proprio posto” e per i quali è più giusto “parlare” delle emozioni, anziché mostrarle.
In questo contesto la comunicazione ironica consente di “de-emozionalizzarsi”, cioè di prendere le distanze dalle emozioni, ma anche di manifestare attenzione verso i sentimenti dell’interlocutore (non dire tutto ciò che uno pensa dell’altro) per essere all’altezza della situazione.
La comunicazione ironica costituisce un processo di discomunicazione per il peso dell’implicito che richiede. È un’opportunità per ampliare lo spazio comunicativo fra i soggetti, arricchendo la relazione e consentendo un maggior numero di atti comunicativi.